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Quanto costa un dipendente a tempo indeterminato

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Nel momento in cui si deve assumere un nuovo dipendente è normale chiedersi quali sono i costi dovuti per la stipula del contratto, il pagamento dei contributi, se conviene un contratto part-time e molto altro ancora. Vediamo insieme tutti i dettagli in questa breve guida. Prima di cominciare però ti ricordiamo anche i precedenti articoli scritti sull’argomento:

Retribuzione del contratto a tempo indeterminato

Dare una risposta definitiva a questa domanda può risultare al quanto complesso, infatti il pagamento di contributi e delle aliquote dipende da diverse variabili che possono essere definite solo nel momento in cui si sa la posizione specifica dell’utente.

Anche se ci sono diverse variabili da considerare in base alle mansioni che dovrà svolgere il dipendente, una cosa è certa ossia che nel caso in cui si assuma un dipendente oltre allo stipendio netto è necessario pagare anche le tasse relative. La retribuzione netta infatti, è ciò che andrà a spendere l’azienda per il pagamento della retribuzione che percepirà il dipendente. La parte dello stipendio lordo invece, prevede al suo interno le aliquote contributive, le tasse, l’irpef, Inail e l’Inps. Dunque, prima di procedere ad assumere un dipendente a tempo indeterminato se sei un imprenditore devi conoscere quali sono le spese che dovrai necessariamente sostenere, quando scegli di fare questo passo.

I costi per la retribuzione del contratto indeterminato

Nel nostro paese esiste un sistema che prevede un trattamento economico minimo che è stato sottoscritto dai cosiddetti contratti collettivi del lavoro ossia i CCNL. I contratti collettivi del lavoro sono stati voluti dai sindacati che si occupano delle varie figure professionali, per la legge invece l’unica norma che regola la retribuzione minima per il lavoro è l’articolo 36 che recita: il lavoratore ha diritto ad ottenere una retribuzione proporzionata in base alla qualità e alla quantità del suo lavoro.

Questa norma insieme al trattamento economico minimo sono sottoscritti da tutti i sindacati che sono più rappresentativi. Quindi se un datore di lavoro aderisce a una specifica organizzazione imprenditoriale ad esempio: Confcommercio o Confindustria, allora dovrà applicare al proprio personale dipendente il CCNL siglato attraverso la propria associazione imprenditoriale. Se invece non si fa parte di una specifica associazione allora l’azienda e il datore di lavoro dovrà procedere ad applicare le regole che sono state definite dall’articolo 2070 del Codice Civile. Quest’articolo prevede l’applicazione di un contratto collettivo che fa comunque riferimento all’attività imprenditoriale che effettivamente si esercita.

Quindi per riuscire a capire quale sarà la retribuzione netta del lavoratore, devi andare a individuare, o chiedere al tuo commercialista, qual è il CCNL di riferimento per la tua azienda, quale l’operazione conseguente da verificare e a quale livello corrispondono le mansioni che dovrà seguire il lavoratore. Con tutti questi dati si ottiene così la retribuzione di partenza. Per quanto riguarda il livello del lavoratore questo è dato dalla sua esperienza, quindi se è il suo primo lavoro a tempo indeterminato la paga oraria sarà minore rispetto a chi invece a maturato anni di esperienza sul lavoro, che invece potrà accedere ad una paga oraria maggiore.

Calcolare il costo di un contratto a tempo indeterminato: le aliquote e le tasse

Una volta che avrai individuato quali sono i costi necessari per la paga ordinaria netta di uno stipendio a tempo indeterminato è necessario procedere a calcolare anche i costi delle tasse e aliquote. Infatti, quando si assume un dipendente, per legge, è previsto anche il pagamento dell’aliquota contributiva ossia quella dedicata all’Inps e ai fini assistenziali e previdenziali. Dopo di che, è necessario procedere al controllo dell’aliquota per il calcolo del premio INAIL che invece bisogna pagare ai fini assicurativi per il dipendente. Le aliquote INPS e INAIL sono individuate in base al codice ATECO dell’attività e anche a seconda della mansione e del livello del lavoratore assunto a tempo indeterminato.

Per comprendere i costi totali previsti per l’assunzione di un dipendente a tempo indeterminato facciamo un esempio, pensando alla retribuzione annua lorda di un commesso in un supermercato. Allora in questo caso bisogna prendere in considerazione:

  • La retribuzione annua (1200×12 mesi + 13esima e 14esima): 16.400 euro
  • Aliquota INPS al 38,94%
  • Aliquota Inail 22%
  • Aliquote addizionali comunali e regionali
  • Detrazioni Fiscali
  • Aliquote Irpef
  • TFR

Dunque, considerando tutte le aliquote dovute dalle aziende e la retribuzione annua netta da dare al lavoratore il costo globale annuo di un lavoratore sarà di circa 27.500 euro. Dunque, se lo stipendio base è di 1200 euro al mese, l’azienda dovrà corrispondere oltre a questo anche circa 800 euro al mese in tasse e aliquote assistenziali e previdenziali.

Conviene più il contratto a tempo indeterminato o determinato?

Una domanda che spesso si pone un datore di lavoro è se convenga in termini di aliquote e tasse fare un contratto a tempo determinato o indeterminato. Secondo un’indagine condotta dal Sole 24 ore, per un’azienda fare diversi contratti a tempo determinato prevede dei costi più onerosi, in quanto le aliquote previdenziali, assistenziali e le tasse previste hanno un costo maggiore. Nonostante ciò, bisogna considerare che anche se il contratto a tempo indeterminato costa meno, “costringe” il datore di lavoro ad assumersi la responsabilità di un contratto che non prevede un termine specifico e che è molto più difficile da concludere, quando si desidera licenziare un dipendente. In ogni caso, se si fa un controllo dei costi allora il contratto a tempo indeterminato è quello che offre maggiori tutele al dipendente e al contempo dei costi minori all’azienda.

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