Schema Ponzi: come funziona e come evitarlo

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Lo Schema Ponzi è una tecnica grazie alla quale sono state commesse e ancora oggi vengono commesse diverse truffe finanziarie.

Cambia nel modo perche’ si evolve ma a ben guardare rimane nella sostanza sempre uguale: il desiderio di arricchirsi facilmente prevale sul raziocinio fino a quando il sistema (lo schema) collassa su se stesso.

Generalmente questo avviene quando l’investitore passa all’incasso e fa crollare il castello di carte: uno schema Ponzi funziona solo e fino a quando nessuno vuole incassare i guadagni. Ma andiamo per gradi.

Che cos’è lo schema Ponzi

Lo Schema Ponzi e’ una truffa che si autoalimenta e che rischia di generare alti introiti in tempi relativamente brevi per pochi investitori e una perdita per tutti gli altri. L’inganno va, spesso, a buon fine da una parte per le abilità oratorie ed il lavoro di convincimento del truffatore, dall’altra a causa dell’ingenuità di chi, attratto dalla possibilità di guadagnare velocemente senza troppe complicazioni, cade nel tranello.

Anche la buona fede di chi investe gioca un ruolo determinante nello schema ponzi, perche’ si bypassa quell’approfondimento del prodotto finanziario sul quale si investe che andrebbe sempre fatto. Invece subentra la fretta perchè chi vende il prodotto con lo schema ponzi vuole psicologicamente dare la sensazione che altrimenti si perde l’occasione del guadagno.

schema ponzi

Come funziona lo schema Ponzi

Il funzionamento della schema Ponzi non è poi così complicato. Il truffatore, che si presenta alla sua vittima come un consulente finanziario, propone un investimento molto redditizio e con rendimenti più alti dei tassi di mercato. Colui che sottoscrive il contratto viene accontentato ottenendo gli interessi che gli erano stati promessi.

Questo sistema mira, ovviamente, a coinvolgere un numero sempre maggiore di clienti / utenti. Tramite attività di passaparola molte altre persone vengono a sapere dell’investimento e, spinte dal parere positivo del primo cliente, sono anch’esse portate a siglare il contratto. Con i soldi ricavati il truffatore continua a versare gli interessi ai clienti. Quest’ultimi, però, sono convinti che il rendimento provenga da particolari e complessi investimenti. In realtà, la società finanziaria gestita dal truffatore ha un capitale sociale nullo.

Come riconoscere uno Schema Ponzi

Per diverso tempo, come spiegato sopra, il sistema può andare avanti in modo liscio e senza intoppi anche per anni o addirittura decenni. I problemi arrivano quando le richieste di rimborso sono maggiori dei nuovi investimenti, magari per evento sociale improvviso o una crisi internazionale (ad esempio l’11 settembre).

In questo caso, infatti, il sistema subisce un vertiginoso crollo, il tutto ovviamente a danno degli investitori che non riescono a recuperare quanto immesso e subiscono una perdita, più o meno grave a seconda della cifra investita.

Ma cone si fa a riconoscere uno schema Ponzi o le sue evoluzioni? Anzitutto chi propone uno schema Ponzi generalmente promette guadagni immediati e molto piu’ alti di qualsiasi prodotto finanziario: la promessa e’ che ci ai arricchisce.

La seconda caratteristica per individuare uno schema Ponzi è la fretta: bisogna investire, mettere i soldi subito.

La terza caratteristica di uno schema ponzi è la poca informazione riguardo al prodotto finanziario sul quale si sta investendo. Fogli informativi zero. Se si prova ad approfondire il proponente glissa oppure provoca con frasi del tipo: ‘non vuoi diventare ricco?’.

La quarta caratteristica di uno schema Ponzi è l’investitore, che deve essere completamente a digiuno di finanza ed economia. Se ti sei riconosciuto in queste quattro caratteristiche allora sei il classico pollo della prtita di poker e tra poco sarai spennato tu e i tuoi soldi volatilizzati.

Come vengono scelti gli investitori di uno schema Ponzi

Inizialmente, il truffatore sfrutta la rete di conoscenze a sua disposizione per coinvolgere le persone ad investire: amicizie, lavoro, conoscenze: tutto fa brodo. Chiaramente, la scelta non avviene a caso. Si cerca di individuare persone che abbiano una scarsa competenza nel settore finanziario e che, possibilmente, non abbiano legami con soggetti che, invece, conoscono bene questo mercato.

Gente che voglia investire e fare soldi subito.

Origine dello schema Ponzi

Lo schema Ponzi prende il suo nome da Carlo Ponzi, un italo-americano vissuto a cavallo tra la fine dell’Ottocento e la prima parte del Novecento. Nato in Italia, a causa delle precarie condizioni in cui versava già in giovane età, nel 1903 Ponzi decise di trasferirsi oltreoceano, emigrando negli Stati Uniti d’America.

Nel 1907 trovò lavoro a Montreal, presso il Banco Zarossi, banca fondata dall’italiano Zarossi e, non a caso, rivolta ad immigrati provenienti dall’Italia. Su ogni deposito la banca tendeva a pagare interessi molto elevati. Presto, però, si scoprì che gli interessi venivano pagati non perché appartenenti a prodotti finanziari. La provenienza degli stessi era, infatti, da ricercare proprio nel denaro che veniva investito dai clienti. La banca andò incontro ad un inevitabile fallimento, costringendo Zarossi a fuggire in Messico per evitare la cattura e la carcerazione.

Diverso, in parte, invece, il destino di Carlo Ponzi che decise di rimanere a Montreal per continuare a seguire le sorti della famiglia Zarossi e curarne gli interessi economico-finanziari. I guai giudiziari, però, travolsero anche lui che nel giro di due anni fu arrestato per ben due volte. La prima volta per assegni falsi, la seconda perché accusato di aver aiutato alcuni italiani ad entrare clandestinamente negli Stati Uniti.

Una scoperta importante

Dopo l’esperienza del carcere, nel 1918 Ponzi scopre una falla nel sistema di corrispondenza internazionale che gli permette di ottenere profitti in maniera del tutto legale. La situazione era, più o meno, questa. Quando si spedivano lettere importanti all’estero per le quali era richiesta una risposta da parte del destinatario, era prassi inserire all’interno della lettera un buono di risposta internazionale. Vi era la possibilità di scambiare il buono con l’affrancatura valida nel paese del destinatario. In questo modo, infatti, si riusciva a rientrare dalle spese di affrancatura per il buono.

Ma qual è la scoperta importante? Ponzi si rese conto che era possibile acquistare in Italia questi buoni per un valore equivalente di 6 centesimi e poi convertirli in francobolli statunitensi di valore più alto. Cominciò, così, una corrispondenza con un italiano che acquistava buoni in Italia per poi spedirli a Ponzi negli Stati Uniti. Oltreoceano avveniva la conversione in francobolli che lui provvedeva a rivendere per ottenere un profitto.

Si trattava di un sistema del tutto legale che lo stesso Ponzi spiegò in una conferenza stampa, a Boston, nel 1920. In questo modo poté, dunque, avvicinare amici e conoscenti e convincerli ad investire in un sistema a suo dire semplice e, allo stesso tempo, molto profittevole. In soli tre mesi egli prometteva agli investitori utili per il 50% rispetto alla cifra investita. Per dare valore legale all’operazione creò anche una società, assumendo agenti il cui compito era quello di raccogliere fondi. Ponzi dichiarava di pagare gli investitori attraverso parte del guadagno proveniente dallo scambio dei buoni. In realtà, gli inquirenti riuscirono a provare che nell’operazione non erano coinvolti i buoni ma le movimentazioni riguardavano solo ed esclusivamente i soldi stessi degli investitori.

Sta di fatto che in poco tempo Ponzi riuscì a guadagnare cifre davvero elevatissime, superando anche i 400.000 dollari. Il successo della società di Ponzi attirò l’attenzione non solo delle forze di Polizia ma anche dei giornalisti. Fu necessario l’intervento di un famoso analista finanziario dell’epoca per individuare quello che, ancora oggi, è noto come lo schema Ponzi e far luce sull’arcano. Ponzi fu, poi, arrestato e ricevette una condanna a cinque anni. Morì in Brasile nel 1949.

Bernard Madoff e lo schema Ponzi

Lo statunitense Bernard Madoff creò negli anni ’60 del Novecento una società di investimento che chiamò Madoff Investment Securities. Rispetto a Ponzi, Madoff prometteva maggiore sicurezza ai clienti ma rendimenti meno elevati che, essendo stabili, non risentivano delle oscillazioni del mercato.

L’analista Harry Markopolos cominciò ad indagare e fu il primo ad accorgersi che dietro ai rendimenti elevati della società di Madoff si nascondeva uno schema Ponzi. Nessuno volle dargli ascolto finché nel 2008 lo stesso Madoff ammise la presenza dello schema Ponzi all’interno della sua società. Fu, infatti, arrestato e condannato ad una detenzione record di 150 anni.

I bitcoin sono uno Schema Ponzi?

La domanda che tutti si pongono negli ultimi due anni e’ se i bitcoin o meglio sarebbe dire le criptovalute siano uno schema ponzi evoluto. E’ notizia recente che la piattaforma Bitconnet sia stata chiusa per una pesante accusa di frode stile schema Ponzi.

Alla base dei bitcoin come per lo schema ponzi abbiamo un desiderio di ricchezza che ne fa aumentare il valore, un’offerta gigantesca (si parla di oltre 1.300 criptovalute disponibili sul mercato) e una serie di ‘si dice’ su investitori che hanno fatto una fortuna con i bitcoin.

Proprio come lo schema Ponzi (e alla sua evoluzione chiamata multi level markeing) abbiamo alla base o meglio all’apice delle piramide speculativa i primi investitori che saranno gli unici che trarranno profitto dallo schema ponzi bitcoin.

Sotto di essi abbiamo i primi curiosi e sotto ancora tutti quelli che iniziano ad investire ora. Chi garantira’ il pagamento di tutti i bitcoin attualmente in circolazione se tutti gli investitori volessero passare all’incasso oggi? Probabilmente nessuno, come nel consueto finale di ogni truffa finanziaria stile schema Ponzi.