Contratto a Tempo Indeterminato: norme e diritti

contratto a tempo indeterminato

Il contratto a tempo indeterminato è la massima forma di tutela a livello legislativo per il lavoratore, oltre ad essere una garanzia da spendere in banca per la richiesta di un mutuo o di un finanziamento.

Questo perché nel contratto a tempo indeterminato ci sono una serie di vantaggi per il dipendente che nessun altro tipo di contratto di assunzione può dare.

Il Contratto a tempo indeterminato: che cos’è

Per i dipendenti assunti dal 2015 il contratto a tempo indeterminato deve sottostare alle normative introdotte con il cosiddetto Jobs Act, che ha introdotto alcuni benefici fiscali per le aziende che assumono con il contratto a tutele crescenti (giovani tra i 15 e i 29 anni, donne, over 50, categorie protette, etc). Per chi ha un vecchio contratto a tempo indeterminato non cambia nulla.

La parola indeterminato significa che il contratto non ha alcun vincolo di durata quindi tendenzialmente l’azienda manterrà il lavoratore nel suo organico fino all’età pensionistica.

Di regola sarebbe il tipo di contratto da utilizzare per qualsiasi forma di rapporto dipendente-azienda, anche se negli ultimi venti anni il costo del lavoro e le varie crisi economiche hanno portato al diffondersi dei cosiddetti contratti atipici che a differenza del contratto a tempo indeterminato non hanno alcuna tutela per il lavoratore come ad esempio il congedo parentale oppure la possibilità di usufruire della Legge 104.

Il Contratto a tempo indeterminato: come funziona

Il contratto a tempo indeterminato deve essere ovviamente stipulato in forma scritta tra le parti e deve contenere al suo interno tutte le informazioni riguardanti il rapporto di lavoro, ovvero

  • la mansione del dipendente cioè le attività che vengono richieste da svolgere durante l’orario di lavoro alla persona assunta
  • l’inquadramento, cioè il livello di retribuzione e la qualifica che viene attribuita al dipendente; la data dell’inizio del rapporto di lavoro
  • la durata del periodo di prova che può variare a seconda delle esigenze dell’azienda (in genere tra 1 mese e 6 mesi)
  • l’importo della retribuzione mensile
  • il luogo di lavoro
  • l’orario di lavoro
  • i giorni di ferie concessi
  • le ore di permesso che possono essere richieste al lavoratore
  • i termini di preavviso per le dimissioni

Molto spesso il contratto di lavoro a tempo indeterminato rimanda per alcuni punti al Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (cosiddetto Cnl) riferito al settore specifico: ad esempio per il periodo di prova.

Straordinari

Le ore di lavoro sono fissate a 40 settimanli che in alcuni casi soprattutto per i contratti collettivi possono essere portate a 48 ore settimanali: superate le ore stabilite il lavoratore ha diritto agli straordinari. Il problema che si pone in molte aziende private di medie e piccole dimensioni è che ai lavoratori viene chiesto uno sforzo produttivo aggiuntivo senza il riconoscimento del pagamento degli straordinari sia nell’orario serale che durante i fine settimana.

Dimissioni

Non avendo una data di fine rapporto indicata (altrimenti sarebbe un contratto a tempo determinato), nel caso il lavoratore assunto volesse dimettersi prima della pensione deve far pervenire all’azienda una lettera di dimissioni senza specificare le motivazioni.

Licenziamento

Per quanto riguarda il licenziamento di un dipendente assunto con un contratto a tempo indeterminato, questo può avvenire solo e soltanto per una giusta causa ovvero per una rave azione commessa dal dipendente (un furto ad esempio), ma anche un giustificato motivo oggettivo (qualcosa legata alla produttività dell’azienda ad esempio) o un giustificato motivo soggettivo (inadempienza degli obblighi contrattuali).

Il cosiddetto licenziamento in tronco cioè il licenziamento senza preavviso può avvenire solamente per giusta causa.

Con il Jobs Act il licenziamento di un dipendente diviene più facile in termini burocratici, essendo stato abolito l’art. 18 che tutelava più i lavoratori rispetto alle aziende che assumevano. Tuttavia se il licenziamento avviene per motivi discriminatori (razza, religione e credo politico) il lavoratore può essere reintegrato in azienda come previsto dall’art. 18 che in questo caso rimane invariato.

Quello che alcune volte potrebbe avvenire è che l’azienda tenda a voler sostituire il vecchio contratto a tempo indeterminato con quello introdotto con il Jobs Act proponendo ai dipendenti di licenziarsi e farsi riassumere con il nuovo contratto.

Ovviamente questo per il dipendente sarebbe decisamente sconveniente in termini fiscali perché oltre ad avere meno diritti durante un eventuale licenziamento subirebbe anche una perdita degli scatti di anzianità.

Esiste anche la possibilità di fare una vertenza sindacale dove previsto e nel caso il datore di lavoro non avesse concesso dei diritti previsti dal contratto di lavoro.

Preavviso

Sia in caso di dimissioni che in caso di licenziamento (a parte la giusta causa), chi vuole interrompere il rapporto di lavoro deve dare all’altro un preavviso che viene stabilito dal contratto collettivo dei lavoratori.

Nel caso non venga dato il preavviso, occorre corrispondere all’altro un’indennità calcolata in base alla retribuzione che sarebbe spettata per tutto il periodo del preavviso.

Mancata Retribuzione

In caso di mancata retribuzione il lavoratore può recedere dal contratto senza il preavviso.

Imprese con meno di 15 dipendenti

Sostanzialmente non ci sono differenze tra una grande, media, piccola e micro impresa in termini di contratto, normative e licenziamento.